Chi va al mare | torna impietrito. (Tomas Tranströmer)

Crisi rifiuti.”Non possiamo vivere sani in un ambiente malato”

La crisi dei rifiuti campani non si ferma, anzi peggiora di ora in ora. “Napoli rischia il disastro ambientale da qui a 30 giorni, se non si arriverà a una deroga del principio della gestione provinciale dei rifiuti, che permetta di scaricare nelle altre discariche della regione” sostiene il presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti Gaetano Pecorella. Disastro ed emergenza ambientale che “Medici per l’ambiente” definisce causata dalla mala gestione e dallo scorretto smaltimento dei rifiuti urbani e speciali.

Medici per l’ambiente è un’associazione nata dall’impegno di medici per salvaguardare l’ambiente e la salute dei cittadini e fin da subito si è occupata della nuova crisi dei rifiuti. “La Campania è la regione più giovane d’Italia, ma allo stesso tempo, con un alto tasso di malattie croniche degenerative, non solo tumori, ma anche infertilità, malattie tiroidee, diabete, obesità infantile. Tutto ciò è dovuto a situazioni ambientali inquinate, causate non solo dalla mala gestione, ma, purtroppo, dalla fine dell’armonia con la natura. Noi, Medici per l’ambiente, ci rendiamo conto che vivere in armonia con l’ambiente non è un di più, ma è un nostro dovere perché non possiamo vivere sani in un ambiente malato” a parlare è Antonio Marfella, oncologo del “Pascale” e membro di “Medici per l’ambiente”.

La relazione tra l’aumento di patologie negli esseri umani e lo sversamento dei rifiuti industriali è il frutto di “una disorganizzazione della separazione dei flussi dei rifiuti urbani e industriali. Questa -continua il dottor Marfella – periodica confusione, che chiamiamo ‘emergenza rifiuti’, dovrebbe essere chiamata correttamente mala gestione. La parola emergenza, infatti, riguarda un evento naturale non prevedibile, ma la produzione di rifiuti non è un fatto naturale, in quanto un evento obbligato nella nostra società, prevedibile e previsto. Si tratta, quindi, di una disorganizzazione voluta per creare confusione nei flussi che mira a risparmiare nello smaltimento corretto, ma che determina una serie di problemi alla salute dei cittadini”. Dice ancora il dottor Marfella, “attraverso la Procura abbiamo verificato che si è sversato nelle discariche ordinarie anche materiale radioattivo. Questo succede nelle discariche legali e illegali di Napoli nord e Caserta, dove è stato documentato un tasso elevato di leucemie e carcinomi. Dobbiamo recuperare un equilibrio e non dobbiamo negare la mala gestione di tipo criminale di un sistema che in tutte le società civili funziona in modo ordinario ed è fonte di ricchezza per molti. Qui un sistema criminale ha fatto si che ci siano ricchezza per pochi e danni alla salute per molti”.

“Come Medici per l’ambiente – conclude il dottor Marfella – siamo e saremo sempre presenti al fianco dei cittadini a vigilare e denunziare pubblicamente errori, usi impropri e danni alla salute derivati dallo scorretto smaltimento di rifuti. L’unica soluzione è una vita sobria, rinunciare al superfluo e cercare di separare i flussi dei rifiuti urbani da quelli industriali se vogliamo recuperare l’armonia con il nostro ambiente”.

Giovanna D’Urso

Emergenza Rifiuti. Dopo il no all’apertura di Cava Vitiello si continua a lottare in nome della democrazia

eri sera i cortei provenienti da Terzigno, Boscoreale e Boscotrecase hanno riempito la rotonda in via Panoramica. C’erano migliaia di persone: gente comune affiancata da delegazioni delle altre realtà campane in lotta, tra cui anche il Comitato Pro Maresca e la rete civica anti-depuratore tossico di Torre del Greco, e da giovani di centri sociali, dai disoccupati organizzati di Napoli e piccole delegazioni dei “No-Tav” piemontesi. “Stiamo dando un segnale importante – spiegano i rappresentanti di ‘Vesuvio in lotta’- le strade, le piazze e i paesi sono nostri. Sappiamo che non siamo soli, stanno lottando anche alla Taverna del Re, a Giugliano, a Serre e in tutte le comunità della Campania per opporsi a questo sistema scellerato che da 16 anni ruba solo soldi e non migliora la qualità della nostra vita. Ci hanno lasciato con una precarietà assoluta e da questo momento decidiamo noi il nostro presente, il nostro futuro. Ci autodeterminiamo sul nostro territorio delegittimando questa politica istituzionale che ci sfrutta e che ci vende”.

La disposizione di non dare corso all’apertura di Cava Vitiello, decisa venerdì sera dopo le trattative tra i 18 sindaci vesuviani e il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, non basta alle popolazioni vesuviane che continuano la loro lotta chiedendo anche la chiusura di Cava Sari dove si continuerà a sversare fino ad esaurimento della stessa. “L’accordo – continuano i membri di ‘Vesuvio in lotta’ che hanno sottoscritto i 18 sindaci dei comuni vesuviani stabilisce la continuazione dello sversamento della Cava Sari. Ci avevano promesso che qualsiasi documento sarebbe passato sotto la volontà dei cittadini, ci avevano promesso un referendum. Dato che noi siamo cittadini onesti e democratici, noi questa sera dovremmo fare un vero gesto di democrazia: mettere all’approvazione di tutti noi la decisione presa dal Governo . Alziamo la mano e respingiamo l’accordo, continuiamo la lotta, il blocco della Cava Sari e il nostro presidio. Qui non sverseranno più!” . Tra i tanti interventi che chiedevano i rifiuti zero, la raccolta differenziata porta a porta e la riappropriazione del Parco Nazionale del Vesuvio, un esponente dell’Accademia dell‘Assise della città di Napoli afferma che “se non avessimo avuto la discarica a Serre o a Cava Sari saremmo tutti rimasti chiusi nel privato, disinteressati a ciò che succede nel nostro Paese. Questo, invece, ci ha fatto muovere, ci ha fatto unire facendo maturare l’intelligenza popolare. Grazie a chi fa le manifestazioni creative, a chi si batte con coraggio, a chi studia alternative e la situazione .Grazie a ciò tutto il popolo campano si è svegliato e si è unito. Noi siamo un popolo e la nostra intelligenza popolare deve ribellarsi a questo stato d ignoranza in cui ci vogliono tenere e schiacciare. Dobbiamo unirci, rivendicare il nostro territorio , il nostro futuro, e la nostra autodeterminazione”. La battaglia del popolo vesuviano continua sabato 6 novembre a Piazza Mancini a Napoli, alle ore 6 dove tutti movimenti e le lotte sociali si incontreranno per potere dire no a “questo sistema che non è democrazia perche democrazia significa partecipazione e poter decidere realmente”.

Giovanna D’Urso

EMERGENZA RIFIUTI

Il grigio compromesso di Terzigno
lettera di Francesco Paolo Oreste
29 ottobre 2010

Tra il bianco ed il nero, il bianco o il nero sono una scelta, il grigio un compromesso.

Se penso alla nebbia penso al grigio, se penso alle bugie ed alle mistificazioni penso alla nebbia, se penso ai nostri giorni, a quelli che li hanno preceduti ed a quelli che minacciano di seguirli, penso ad una cortina di fumo, nebbia e compromessi.

Se posso scegliere, nessun compromesso.

Ho scritto che una discarica in un Parco Nazionale è una merdata (edulcorate voi), ho detto che viola, anzi deroga per legge, a leggi e principi che tutelano i Parchi di interesse nazionale e comunitario e che regolano la messa in sicurezza delle discariche.

Ho scritto che su un sito da bonificare, su un terreno sul quale e nel quale la camorra (e non solo) aveva sversato veleni e vergogne di ogni genere, a due passi dai vigneti, a due passi dal cono di un vulcano, a due passi da centri abitati ad altissima densità demografica, a due passi da un presidio ospedaliero, si era deciso di portare un milione di tonnellate di rifiuti. Più Cava Vitiello.

Ho scritto che per me questo era un atto criminale, un reato che abbiamo denunciato alla Procura, una deroga al diritto che la legge 123/08 ha trasformato da straordinaria ad ordinaria, una deroga al buon senso, una deroga alla Democrazia, al potere che viene dal popolo e che si esercita con il popolo e per il popolo.

Ho scritto che chi ha votato per la Sari, chi non l’ha avversata, chi l’ha vista crescere giorno per giorno senza alzare un dito, senza alzare la voce, senza usare il potere di cui disponeva, senza dire quello che sapeva, vedeva, sentiva, leggeva, tutti Costoro hanno scelto di stare dalla parte sbagliata oppure hanno accettato un compromesso.

Oggi mi viene proposto il “Compromesso Responsabile”: sversare nella Sari solo i rifiuti dei comuni della zona rossa e, forse, costruire un sito di compostaggio nella Cava Vitiello.

“Perchè con la monnezza in strada c’è il rischio di epidemie”, perchè “in fondo la Sari è già quasi piena”, perchè “se nella Cava Vitiello ci fanno un sito di compostaggio non ci possono fare una discarica”, perchè “magari così creiamo anche un po’ di lavoro” (eccoli i soldi…), perchè “si tratterebbe solo della nostra spazzatura”, perchè “in fondo la spazzatura da qualche parte dobbiamo pur metterla”…

Per quanto mi riguarda, per quello che ho scritto, per quello che penso, per quello che scelgo, se ancora posso scegliere, se ancora posso pensare di scegliere e scegliere di pensare, fino a quando la democrazia non sarà derogata, per iscritto, per decreto o per legge, se posso dire senza grigi e senza fumi quello che penso, allora devo continuare a dirvi e scrivervi che non accetterò, né avvallerò, né giustificherò alcun compromesso. Né grigio, né responsabile.

Compromesso è il nostro Habitat, lo dicono i dati.
Responsabile o responsabili sono quelli che deve e dovrà individuare la Magistratura.

La mia proposta di compromesso “responsabile”?
Via dal Parco Nazionale del Vesuvio. Cominciate (l’impossibile) bonifica della Sari, eliminate la Cava Vitiello dalla legge 123/08, cominciate una vera differenziata in tutti i comuni, sperimentate le alternative e soprattutto ascoltate quello che hanno da dire le piazze quando si riempiono, perchè più si riempiono e più dovreste rendervi conto che quel potere che vi è stato delegato non è più un potere e non vi è più delegato.

Cosa ci guadagnereste?
Smettetela di pensare a quello che ci si puo’ guadagnare è per questo che ci troviamo in queste condizioni.

Emergenza Rifiuti. Un esposto per rivendicare i propri diritti

La contestazione pacifica dei 3mila cittadini vesuviani, contro l’apertura di Cava Vitiello e l’ampliamento di Cava Sari, continua nonostante il Governo appaia incerto sul da farsi. Le proteste, in strada e alla rotonda di via Panoramica, sono accompagnate da lunedì anche da un esposto presentato presso la Procura di Nola. L’esposto è un lavoro di denuncia da parte di un gruppo di lavoro costituito da 6 avvocati di Terzigno . Tra gli avvocati che hanno sottoscritto il documento c’è Maria Rosaria Esposito.

Lunedì è stato presentato l’esposto di denuncia alla Procura di Nola, perché ne è stata avvertita la necessità?

“Questo documento è frutto di un lungo e duro lavoro principalmente dell’avvocato Angelo Bianco. Infatti è stato modificato varie volte e solo lunedì siamo arrivati alla versione definitiva. Difficile è stato soprattutto trovare dei rappresentanti di associazioni locali con potere di firma visto i tempi brevi. La versione ufficiale è stata redatta domenica sera e presentata in Procura lunedì mattina con la speranza che il giudice ci dia ragione. Finora non abbiamo ancora avuto risposta , ma sappiamo tutti che la giustizia italiana ha tempi non molto veloci.”

Come si può leggere nel documento dell’esposto, il vostro gruppo di lavoro si appella alla Legge per la tutela del territorio. Legge che, per quanto riguarda la questione discariche (123/2008) , appare

controversa.

“Si, ci troviamo di fronte a una legge che ha istituito termovalorizzatori e discariche ( tra cui Cava Sari e Cava Vitiello) bloccando ogni strada legale. Per questo non è stato facile trovare il modo con cui attaccare questa enorme macchina, che va contro di noi, poiché pone molti ostacoli. Non ci possiamo appellare alla Corte dei Conti per la legittimità degli atti, si può presentare ricorso solo al TAR e DEL LAZIO secondo i termini non di 60 ma di 30 giorni e, in caso di sentenza positiva , l’opera di costruzione non verrebbe arrestata. Non dimentichiamo che non esiste impermeabilizzazione e inoltre possono essere depositati ogni sorta di sostanze pericolose dalle ceneri pesanti ai fanghi industriali. Noi siamo di fronte un mostro giuridico che non riusciamo ad attaccare. La legge 123 /2008 è stata fatta ad uso e consumo di pochi, studiata in maniera perfetta in vista di una situazione di emergenza che ora non esiste più. In assenza di emergenza, la legge continua ad esistere e noi non riusciamo a liberarci di essa. Il mostro noi già l’abbiamo ed è la Cava Sari. L’altra sarebbe una cosa veramente vergognosa perche è situata in un posto meraviglioso, un paradiso tra le piante, i pini, le viti che tutti dovrebbero vedere ma che è destinato a divenire la discarica più grande d’Europa”.

Ritorniamo all’esposto, chiedete il sequestro della viabilità esterna alla discarica di Terzigno . Per quale motivo ?

“Chiediamo il sequestro di una strada costruita tra le due cave per collegarle. Si tratta di una vera e propria autostrada, un mostro di cemento tra le viti. Essa è posta al di fuori del perimetro della zona di Interesse Strategico Nazionale e necessita, quindi, di un nulla osta del Parco nazionale del Vesuvio. L’opera, però , si presenta senza autorizzazioni e nonostante ciò è trafficata tranquillamente da autocompattatori. La strada che oggi conduce a Cava Sari è sterrata, mentre questa è un’ autostrada in piena regola chiusa al pubblico per motivi di pubblica sicurezza. Motivi non ben identificati. Inoltre è dotata di doppia illuminazione che costituisce una futura fonte di inquinamento da gas di scarico ed ottico nella zona più interna del Parco Nazionale del Vesuvio. Un parco è protetto da varie leggi che pongono dei divieti per la protezione di flora e fauna, ma se in un parco si mette una bomba ecologica con un autostrada illuminata per arrivarci è chiaro come tutto risulti un controsenso. Noi speriamo che questi dati vengano considerati dal giudice validi per porre sotto sequestro e considerare l’opera abusiva”.

Vi appellate alla Legge anche se in questi giorni è stata più volte derogata?

“In questi giorni ci sono state le deroghe più eclatanti e la legge 123/2008 ci rende diversi da tutti gli altri cittadini italiani sconvolgendoci e facendoci arrabbiare ancora di più. Essa stessa viola i principi fondamentali della Costituzione. L’onorevole Fini e alcune trasmissioni televisive hanno criticato aspramente il gesto di bruciare il tricolore italiano. Certo, non è un atto bello da vedere ma in questo momento i popoli di Terzigno, Boscoreale, Boscotrecase e Trecase sono soli e non si sentono italiani. Non ci si deve stupire se in un dato momento storico noi non ci sentiamo italiani. Ci riconosciamo solo nel nostro territorio e lo difendiamo. Quando le cose si metteranno a posto,quando non ci dovremmo più difendere dalle forze dell’ordine e dallo Stato, allora la bandiera avrà un senso. Fateci diventare un’altra volta italiani ridandoci i stessi diritti, i stessi doveri , le stesse regole del resto d’Italia”

Emergenze Rifiuti. “Nonostante il congelamento della cava la gente continua a dire no”

In queste settimane si sta assistendo all’ennesima emergenza rifiuti che travolge la Campania. Questa volta le città interessate sono Boscoreale, Boscotrecase e Terzigno dove un Governo che, dopo aver promesso di aprire nuove discariche, ora ne prevede un’altra qui in pieno Parco Nazionale del Vesuvio. Secondo la legge 123/2008 ,infatti , proprio Terzigno è stata classificata come sito di interesse strategico per la realizzazione dell’impianto di discarica per rifiuti pericolosi di Cava Vitiello. L’apertura di una nuova discarica però prevede anche l’allargamento di una già preesistente , Cava Sari, contenente ad oggi 101mila tonnellate di rifiuti.

Dopo l’ipotesi dell’inquinamento delle falde acquifere generato dalla stessa discarica Sari, i sindaci e l’intera popolazione dei Comuni interessati da settimane protestano, legittimamente, contro l’ipotesi di una nuova discarica presidiando la loro terra, bloccando gli autocompattatori carichi di rifiuti e chiedendo soluzioni concrete. L‘esito del vertice di sabato scorso tra il capo della protezione civile Guido Bertolaso e i sindaci dell’area vesuviana – dove si è deciso il momentaneo congelamento di Cava Vitiello e la chiusura temporanea della discarica Sari per poter effettuare una serie di analisi specifiche per verificare lo stato di suolo e acqua – non è parso dare sicurezza ai manifestanti.

Cerchiamo di capirne i perché attraverso le parole di Francesco Paolo Oreste , consigliere comunale del Pd a Boscoreale .

Sabato Bertolaso con i sindaci vesuviani ha deciso di congelare Cava Vitiello. Cosa vuol dire in realtà ?

“Il congelamento di Cava Vitiello vuol dire che al momento non ne verrà decretata l’apertura immediata. Oltre al congelamento della cava si prevede la fine delle proteste, il blocco dello sversamento nella Sari per tre giorni, ossia fino a quando non saranno accertate le condizioni igieniche sanitarie o eventuali punti di criticità. In realtà questo non è altro che una misura per il contenimento dell’ordine pubblico. Questo tipo di proposte è importante in quanto permette di abbassare i toni di protesta, ma non serve a dare risposte. La piazza vuole della risposte concrete e certo il congelamento non lo è”.

La folla in piazza dice no alla discarica, ma a quanto pare la politica non ascolta questa volontà. Perchè?

“Noi stiamo protestando pacificamente da due anni e mezzo. Sono bastate azioni violente da guerriglia armata perche tutti i giornali ci bollassero come camorristi e brigatisti e ciò ha fatto si che l’attenzione mediatica si accendesse. Prima di questa violenza ci sono state mille sacrosante ragioni della gente comune o della Comunità Europea e di altre istituzioni che sono state alla base del nostro dire no a questa ennesima cava. La politica non ci ascolta, anche se in queste zone riesce ad ottenere tantissimi voti, perche è fondata su un sistema individualistico che non opera per il bene di tutta la comunità. Il sistema cave e discariche è il fallimento dell’intera democrazia perché si è tenuto conto solo degli interesse economici legati all’intero ciclo dei rifiuti. Cave e discariche non convengono nè al cittadino nè all’ambiente , l’unica soluzione è quella della raccolta differenziata che abbasserebbe di tantissimo i costi della gestione dell’intero ciclo dei rifiuti a discapito di tutte le persone che vivono con esso . Boscoreale è passata da un giorno all’altro da 0 al 78 % di differenziata e cosa ne ha ricavato? Una discarica e l’aumento delle tasse”.

Nel decreto legge n 90/2008 si parlava anche di promuovere e potenziare la raccolta differenziata, ma a quanto pare non è stato fatto del tutto.

“Il decreto legge stabiliva di aprire termovalorizzatori, cave, potenziare la raccolta differenziata, creare siti di compostaggio. L’unica cosa che è stata fatta, è stata solo quella di aprire discariche. Attualmente non si capisce perche si sia acceso un fuoco terribile di violenza , di disordine pubblico e forza laddove non si è portata una soluzione politica .Si è cercata di portarla soltanto con l’uso della forza, con la polizia, con l’esercito, con dichiarazioni e proposte di legge ma non si può pensare che facendo in questo modo si possa ottenere qualcosa”.

Davanti all’incapacità di trovare un soluzione politica e all’urgenza della situazione in piazza cosa succede ?

“Si va contro i principi della legge stessa portando una discarica, non solo in piena area del Parco del Vesuvio, ma anche distante poche decine di metri da centri abitati e da presidi ospedalieri . Non tutti i protestanti devono essere classificati come facinorosi o ribelli perche la maggior parte sono professionisti ,mamme e studenti che difendono per i propri diritti. Cerchiamo di tenere lontani i ribelli, ma è difficile. Chi fa parte della lotta pacifica, come le mamme vulcaniche , non viene scoraggiato dalle pietre, dalle bombe carte, ne da altra forma di violenza perche è un loro diritto stare qui a protestare”.

Giovanna D’Urso

Questione Maresca. I “cadaveri vivi” fermano le auto d’epoca

Tanti corpi distesi sulla strada. Così gli studenti di Torre del Greco hanno ritardato l’inizio della cronoscalata vesuviana del raduno “Alle Falde del Vesuvio“ di Jaguar d’epoca. Il motivo: protestare contro la chiusura dell’ospedale Maresca: “Non è possibile – spiega uno dei rappresentanti del Comitato Pro Maresca – che la gente lasci la propria quotidianità per eventi mondani come un raduno di auto d’epoca e non per protestare contro un piano sanitario che gioca sulla nostra salute. La gente non può continuare a ignorare il fatto che tra un mese non ci sarà più l’ospedale torrese che assicura assistenza sanitaria e un pronto soccorso”. Proprio per questo motivo, dopo un‘assemblea in Villa Comunale tra i giovani del Comitato ed il corpo studentesco degli istituti I.P.A.M, Degni, Pantaleo, Nobel, De Bottis, C.Colombo ed I.S.A, si è deciso di recarsi a Via Roma dove si trovavano le auto d’epoca. Qui una parte degli studenti si è sdraiata in strada simulando la morte, causata magari dai traumi che non potranno più essere immediatamente trattati senza il pronto soccorso del nosocomio torrese. “I cadaveri vivi ,che ora state vedendo, hanno paura – spiega ai passanti un membro del Comitato – perchè tra un mese possono diventare cadaveri reali. Vedeteli e iniziate ad avere paura anche voi perchè solo il timore e la preoccupazione ci ha spinti ad occupare l’ospedale. Non avere un pronto soccorso significa la morte perche è impossibile raggiungere quello di Boscotrecase. Chiedetevi se sia giusto che soltanto 60 e non 100 mila ‘cadaveri vivi’ debbano rappresentare questa lotta. Se dovete abbandonare la vostra quotidianità lo dovete fare per rendervi coscienti del fatto che oramai siamo tutti diventati cadaveri vivi”. La protesta, ovviamente, non si ferma qui: anzi, alle 15:30 di lunedì– in concomitanza con la “Conferenza dei sindaci” –, ci sarà un’assemblea pubblica a Piazza santa Croce.

Giovanna D’Urso

Rifiuti in Campania. La sobrietà è l’unica risorsa che ci rimane. Parola di Alex Zanotelli

Nel luglio 2008 Berlusconi annunciava in tv che la tragedia della ‘monnezza’in Campania era risolta . In queste settimane la ‘monnezza’ per le strade di Napoli e provincia, la ribellione della gente di Terzigno e Boscoreale contro le discariche nel Parco Nazionale del Vesuvio hanno sgonfiato il miracolo, solo, mediatico.

“Dobbiamo ammettere che siamo in piena crisi rifiuti”. Cosi si apre la lettera scritta da Padre Alex Zanotelli , settantenne padre comboniano che, dopo aver vissuto per 12 anni nelle baraccopoli di Nairobi,ora ha fatto dei vicoli del Rione Sanità il suo quartier generale. Dal cuore di Napoli segue con passione le problematiche dell’intera Campania in particolar modo l’emergenza rifiuti e al riguardo ha esposto la sua opinione a Lapilli.

Nella provincia di Napoli è in atto un disastro ambientale o un crimine ecologico?

“Io penso che sia più giusto riconoscere questo disastro in termini di crimine ecologico. Esso è frutto di certe scelte che sono criminali poiché portano alla morte. La decisione di costruire megadiscariche e inceneritori è un crimine dal momento che si segue la logica del mercato, dell’economia e della finanza ritenute più importanti della salute dei cittadini. Secondo il parere dell’ordine dei medici inglesi e francesi ,gli inceneritori producono un altissimo tasso di diossina e nanoparticelle che provocano tumori. Nel solo casertano c’è un aumento dell’80 % in più di tumori e ciò vuol dire che più della metà della popolazione ha un tumore. La verità è che si preferisce fare i soldi sulla pelle delle persone”.

“Si preferisce fare i soldi sulla pelle delle persone”, ci spieghi.

“Il Governo quando sceglie la strada d’inceneritori e discariche segue solo la logica del mercato impostatagli dai potentati economici. Quando si fanno queste scelte, non si sa più qual’ è il bene e il male, si opera alla stessa maniera della camorra. 30 o 40 anni fa tutto questo non sarebbe accaduto perche i governi allora erano più forti. Non come ora che basano la loro forza sui mercati. Se vogliamo cambiare davvero le cose, dobbiamo far sì che i nostri rappresentati debbano obbedire ai cittadini e non ai mercati economici. L’emergenza rifiuti è avvertita quando per un dato periodo non si raccolgono i rifiuti che cosi inondano le strade. Ciò porta tutti a pensare che l’unica soluzione sia incenerire. Incenerendo, i potentati guadagnano, prima costruendo questi enormi mostri e poi producendo energia tramite l’incenerimento dei rifiuti. È stato stimato dall’Unione Europea che solo la costruzione dell’inceneritore di Acerra è costata mezzo milione di euro”.

Acerra, Pianura, Valle della Masseria, Pignataro, Carinicola e ora Terzigno. A quanto pare la vera soluzione sono soltanto discariche o gli inceneritori. E’ possibile un’altra strada?

“L’altra strada, anzi l’unica, è quella della raccolta differenziata. Se non vogliamo morire seppelliti dai rifiuti o a causa di malattie, la prima cosa è riciclare almeno il 70 per cento. Questo risultato è stato raggiunto sia dalle grande città come San Francisco sia da piccoli Comuni campani come Atena Lucana, Bellizzi e Mercato San Severino che arrivano anche al 90. É tutto un gioco di percentuali: il 40 % è umido che ritorna sottoforma di compost all’agricoltura, il 30 % è secco (vetro e ferro) che ritorna all’industria e il restante 30% va eliminato conducendo una vita di sobrietà. Noi viviamo come occidentali al di sopra delle nostre possibilità e siamo parte di quel 20% che si ‘pappa’ l’80% delle intere risorse mondiali. Per questo l’essenziale è condurre una vita più sobria, disfarci degli imballaggi, eliminare i sacchetti di plastica preferendo le vecchie sporte di tessuto della nonna e soprattutto ridurre il consumo di acqua imbottigliata”.

A Torre del Greco si è raggiunto, secondo fonti ufficiali, 40% di raccolta differenziata. Il problema di fondo è che il ciclo virtuoso sembra non partire. Differenziare non serve a molto se poi non si ricicla il riciclabile e non si fa comprendere alla popolazione che dalla raccolta differenziata la città potrebbe guadagnarci in soldi e salute. Quale dovrebbe essere il passo decisivo per far partire l’intero ciclo?

“Per fare una giusta raccolta differenziata è necessaria una buona informazione ed educazione che parta dalla scuole alle chiese, dai giornali ai comitati di quartiere. Non è vero che i napoletani non vogliono fare la raccolta differenziata è che non c’è la giusta informazione ed educazione. Non ci si deve fermare al 40% ma continuare fino a raggiungere il 70 % ,che dovrebbe essere il minimo cui ogni città dovrebbe giungere. E’ solo questione di volontà politica. La politica risponde ai potentati economici che impongono l’altra soluzione quella d’inceneritori e discariche. Noi abbiamo il dovere di dire no. Il dovere di dire che esiste un’altra via: quella dei rifiuti zero e della sobrietà. Se ci fosse la raccolta porta a porta, molti giovani potrebbero lavorare invece di essere ingaggiati dalla camorra. E’ la politica che non vuole né lo sviluppo della Campania né la raccolta differenziata . Bisogna verificare, inoltre, dove vanno i rifiuti della differenziata: il controllo è importante. Oggi noi non abbiamo nessun controllo reale sull’attività dei rifiuti in quanto discariche e inceneritori sono siti di sicurezza nazionale. É importante che la gente sappia dove vanno i rifiuti”.

Accompagna i Comuni vesuviani di Boscotrecase e Terzigno nella lotta contro l’apertura della discarica di Cava Vitiello.

“È vero condivido la loro lotta. L’importante in ogni battaglia è sapere che si sta lottando ed essere al posto giusto. Io sto dalla parte giusta, sto dalla parte della vita e della salute dei cittadini .Ll’importante è sapere che si sta lottando e essere al posto giusto. La lotta di questi Comuni è in difesa della loro salute. È impossibile vivere lì a causa della forte puzza proveniente dalla sola discarica ‘Sari’. L’apertura di Cava Vitiello significherebbe la morte. La gente dovrà soltanto scappare puzza. Per non parlare del Parco Nazionale del Vesuvio. Ora è distrutto. Vorrebbero addirittura usarlo come discarica, ma ricordiamo che prima era patrimonio dell’UNESCO. Si distrugge un’economia. Lì vicino ci sono i vigneti del famoso vino “Lacrima Christi” e quest’anno l’uva è stata venduta a 0,10 cent al chilo. La diossina entra in tutta la catena alimentare e nessuno compra più prodotti coltivati qui. Io spero che ce la facciano. Ammiro tanto il coraggio e la forza delle mamme vulcaniche spinte dall’amore per i loro figli che non potranno più vivere in quei territori. Se le donne iniziano a capire e a reagire è una grande speranza . Non è giusto tutto questo, noi diciamo no ed è giusto ribellarsi”.

Non serve aggiungere nulla alle parole di un combattente che scende in campo armato del solo amore per la vita, se non concludere col suo messaggio di speranza “continuiamo così a camminare senza stancarci , con queste comunità impegnate a difendere la vita. Ed è questo il posto giusto dove restare, a fianco di tanti fratelli e sorelle impegnate contro un sistema di morte”.

Giovanna D’Urso

Questione Maresca http://www.lapilli.eu/attualita/locale/1537-questione-maresca-vogliamo-le-dimissioni-dei-sindaci.html

Dopo l’assemblea intercomunale pubblica di martedì 5 ottobre al multisala Corallo, il Comitato Pro-Maresca ha incontrato i cittadini torresi in Piazza Santa Croce per decidere come proseguire la lotta per la salvezza del nosocomio torrese: “Dopo al riunione al Corallo – spiega Antonio Salerno, membro del Comitato Pro-Maresca – aspettavamo il prefetto e i sindaci per fare una riunione in congiunta con la regione, ma questa riunione non è stata ancora fissata e probabilmente non lo sarà mai, almeno stando alle dichiarazioni di Caldoro che ritiene che questo piano sanitario non può essere discusso. Il nostro dovere ora è quello di far capire alle istituzioni che un area di 300 mila persone non può essere sprovvista di una struttura ospedaliera come il Maresca”. All’assemblea del 5 ottobre i sindaci di Ercolano, Portici, Torre del Greco , San Giorgio a Cremano e San Sebastiano avevano promesso di restituire le loro fasce tricolori presentando le dimissioni, nel caso in cui il presidente Caldoro non li avesse ricevuti: “Questo gesto fortissimo –afferma Tony, uno dei tanti ragazzi del comitato – non è ancora avvenuto. Anzi – continua –, i nostri sindaci oggi non saranno presenti se non attraverso delegazioni forse per paura di non fare tutto il possibile. I nostri sindaci – prosegue Tony – hanno promesso qualcosa che fin’ora non hanno ancora rispettato. Avevano promesso le dimissioni e non le hanno consegnate. Le istituzioni potevamo rappresentare un’arma fondamentale in questa lotta ma anche se ormai l’abbiamo persa noi continueremo a lottare senza fermarci mai ed essendo pronti a tutto” . Le delegazioni di Portici ed Ercolano, dopo queste accuse, rispondono, che “ sono state avanzate iniziative sia amministrative che politiche per ottenere un incontro tramite il prefetto con il presidente Caldoro. I sindaci sono vicini alla comunità civile e l’unica cosa che si può fare è attendere una risposta ufficiale dalla Regione”. Anche il portavoce del sindaco torrese Antonio Boriello ha assicurato che” il sindaco non abbandonerà la questione del Maresca dal momento che anche in tempi non sospetti ha più volte convocato assemblee per discutere del problema . Tutt’oggi non abbiamo ancora una risposta per poter incontrare Caldoro: l’unica speranza è quella di ottenere un congelamento del piano e poter rivedere nei dettagli le funzioni dell’ospedale “. Il comitato, come ricordano Tony e Toto, continuerà a lottare affinchè venga rispettato il diritto alla salute di tutti e invitano l’intera cittadinanza a fare altrettanto abbandonando indifferenza e pregiudizi. Contemporaneamente all’assemblea di Santa Croce, una delegazione del comitato era presente all’incontro organizzato da Fiom e Cgil al museo Mav di Ercolano: anche lì si è parlato del Maresca, “un ospedale che sta chiudendo – come ricorda Nicola Alonso – perché negli ultimi dodici anni la classe politica regionale ha sperperato soldi che sono piovuti a grandine dallo Stato, lasciando che i privati guadagnassero sulla pelle dei cittadini approfittando anche di una forte incapacità di organizzazione”.

Alle 9 di questa mattina una delegazione formata da membri del comitato e cittadini si recherà al palazzo della Regione a Napoli per aiutare nella protesta i 12 pullman che arriveranno da Bisaccia, piccolo comune irpino colpito, come Torre del Greco, dal piano sanitario di Zuccatelli. In serata ci sarà,inoltre, una fiaccolata promossa dal Decano Don Franco Contini, in cui verrò portata in processione all’Opsedale “Agostino Maresca” l’urna col corpo del Beato Vincenzo Romano

Giovanna D’Urso

Domenico Sannino

Triskel182

... Picture yourself in a boat on a river with tangerine trees and marmalade skies...